Sono al Ramo, vicino a me un amico e socio istruttore della Scuola mi invita a provare una canna con la quale un’ospite della Scuola sta provando dei lanci, uno in particolare, che ripete in continuazione del quale appare visibilmente insoddisfatto, dicendo: “sto provando il lancio angolato rallentato, con la posa in quella calma oltre la corrente davanti a noi”.

La distanza dai suoi piedi è di circa dieci o undici metri, una distanza notevole per quel lancio, ma non impossibile quando si dispone di una buona preparazione tecnica e di una canna con una coda che la renda bene assettata.

A quel punto, chi sta lanciando mi invita a provare la sua canna, aggiungendo: “questa canna proviene da un grezzo da me accuratamente scelto e montato, con questa canna e con una coda adatta riesco a lanciare sino a trenta metri.

Io continuo ad osservare, intanto avevo notato che in alcuni dettagli la canna non lavorava proprio come avrebbe dovuto, in particolare la parte alta del vettino. Prendo la canna e comincio a testarne le caratteristiche, come di solito faccio.

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